PSICOLOGIA DELL’ ALIMENTAZIONE

Spesso siamo abituati ad associare la figura dello psicologo in campo alimentare esclusivamente ai disturbi del comportamento alimentare (ad esempio l’Anoressia e la Bulimia); in realtà la psicologia dell’alimentazione può aiutarci a comprendere i meccanismi che stanno alla base delle nostre scelte alimentari, non sempre mosse da motivazioni di natura biologica e nutritiva.

Non mangiamo, infatti, soltanto per la mancanza di nutrienti nel nostro corpo e per rifornirci delle energie e del “carburante” necessari alla nostra sopravvivenza, ma anche per motivazioni di natura psicologica, delle quali spesso non siamo consapevoli.

Mangiare è un processo complesso, influenzato dalle norme esplicite ed implicite fornite dal contesto sociale in cui viviamo e dai nostri atteggiamenti nei confronti del cibo.

Nel comportamento alimentare intervengono, infatti, fattori percettivi (come ad esempio l’essere esposti alla vista o all’odore del cibo, la particolare presentazione di un piatto, i colori di alcuni cibi, ecc.), fattori emotivi (come nel caso dei cosiddetti “confort food”, particolari cibi che abbiamo imparato ad associare a condizioni di benessere e che sono in grado di mitigare emozioni difficili da gestire), fattori cognitivi (desideri, aspettative, convinzioni, credenze che riguardano il cibo oltre a pensieri automatici, pensieri sabotanti, ecc.).

In alcune situazioni il nostro rapporto con il cibo può diventare problematico, causare disagio, pregiudicando il nostro benessere e la qualità della nostra vita. Ecco perché lo psicologo può rappresentare una valida risorsa per:

  • divenire consapevoli di eventuali difficoltà in campo alimentare;
  • gestire e superare le situazioni problematiche connesse al comportamento alimentare;
  • aiutare la persona, in collaborazione con altre figure professionali, ad eliminare quei meccanismi mentali che rappresentano un ostacolo all’aderenza ad uno specifico piano alimentare o alla dieta;
  • la prevenzione e il trattamento di patologie croniche.

Una trattazione a parte riguarda i disturbi dell’Alimentazione e della Nutrizione: in questi casi abbiamo a che fare con veri e propri quadri psicopatologici che si manifestano con pensieri, valutazioni, atteggiamenti e comportamenti alterati rispetto al peso, alle forme del corpo e all’alimentazione. In queste situazioni, in cui l’implicazione di fattori psichiatrici e psicologici è massima, il rapporto con il cibo è alterato al punto che possono evidenziarsi danni alla salute fisica e al funzionamento psicosociale, e dunque si rende necessario un intervento di tipo psicoterapeutico e multidisciplinare, che varia in funzione della gravità del disturbo.

I Disturbi del Comportamento Alimentare e della Nutrizione, descritti nel DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali pubblicato dall’APA – Associazione degli Psichiatri Americani, 2013) sono:

  • Pica
  • Disturbo della ruminazione
  • Disturbo Alimentare evitante/restrittivo
  • Anoressia Nervosa
  • Bulimia Nervosa
  • Disturbo da Alimentazione Incontrollata o Binge Eating Disorder (BED)
  • Più altre due categorie residue destinate ad accogliere le sindromi parziali, o sottosoglia, e altre forme di rapporto problematico con il cibo.