Nessuno che abbia sofferto di un attacco d’ ansia può negare quanto dolorosa sia questa esperienza, né dubitare del suo potere di paralizzare l’azione, favorire la fuga, annullare il piacere e orientare il pensiero verso gli scenari più catastrofici.
Ma che cos’è l’ansia?
L’ansia è un’emozione, solitamente poco gradevole, associata ad una condizione di allarme o di paura nei confronti di un particolare stimolo o di una situazione. La parola ansia, deriva dal latino angere ossia “stringere”, e comunica molto bene la sensazione di disagio vissuta da chi soffre di uno dei disturbi legati al suo spettro, ovvero l’idea di costrizione oltre quella di incertezza sul futuro. E’ spesso accompagnata da una iperattivazione neurovegetativa (cioè del sistema nervoso autonomo) che comporta specifiche sensazioni fisiche tra le quali: tachicardia, dolori al petto e/o respiro corto, ipersudorazione (o sudorazione fredda), vertigini, nausea, sintomi gastroenterici, minzione frequente, tremore, irrequietezza motoria, contratture muscolari, insonnia, cefalea intensa, ecc. oltre a sintomi psicologici quali: sensazione di esser confusi, depersonalizzazione (sensazione di sentirsi distaccati dai propri processi mentali o dal proprio corpo), derealizzazione (sensazione che l’ambiente intorno sia irreale), rimuginio e preoccupazione intensa, alterazione della capacità di concentrazione e della memoria, ecc.
L’ansia normale, o fisiologica, è uno stato di allarme che presuppone un certo grado di tensione psicologica e fisica che implica un’attivazione generalizzata di tutte le risorse dell’individuo funzionale al naturale processo di adattamento: consente infatti di reagire, di “esser pronti”, “vigili”, e di affrontare situazioni difficili che richiedono la massima allerta.
E’ possibile identificare l’ansia con la paura? Evidentemente queste due emozioni sono in parte sovrapponibili. La differenza sostanziale sta nel fatto che la paura, solitamente, è una risposta emotiva alla percezione di un pericolo reale ed imminente (c’è un leone affamato di fronte a me, oppure, più verosimile per il nostro tempo, una macchina mi sta improvvisamente venendo addosso) che solitamente ci prepara alla fuga o all’azione, e che può condurci a fare cose che non avremmo mai pensato di riuscire a compiere. L’ansia sembrerebbe maggiormente collegata, invece, all’anticipazione di un pericolo futuro. L’ American Psichiatric Association (1994), la descrive come: “L’anticipazione apprensiva di un pericolo o di un evento negativo futuro, accompagnata da sentimenti di disforia o da sintomi fisici di tensione. Gli elementi esposti al rischio possono appartenere sia al mondo interno che a quello esterno” (APA, 1994; cit. in: Franceschina et al., 2004, p. 213).
L’ansia e la paura, quando non elevate, hanno dunque un alto potere adattivo. Ma che succede nella nostra vita quando, invece, sono troppo intense?
Il DSM-V (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali; APA, 2013) precisa che i disturbi d’ansia differiscono dalla normale paura o ansia evolutive quando risultano eccessivi o persistenti (cioè i loro sintomi durano 6 mesi o più), benché sia ammesso un certo grado di flessibilità nella considerazione di tale criterio. Molti disturbi d’ansia insorgono durante l’infanzia e tendono a persistere se non ricevono un trattamento. Di solito sono le femmine a soffrire maggiormente di disturbi d’ansia (prevalenza 2:1 rispetto alla popolazione maschile). È bene specificare che, per apporre una diagnosi di disturbo d’ansia, i sintomi non devono essere attribuibili agli effetti diretti di una sostanza/farmaco o ad una condizione medica, oppure non sono meglio spiegati da un altro disturbo mentale.
Sempre secondo il DSM-V i disturbi d’ansia diagnosticabili, dei quali si fornisce una sintetica descrizione, sono i seguenti:
- Disturbo d’ansia di separazione
L’individuo che soffre d’ansia di separazione è spaventato o ansioso riguardo alla separazione dalle figure di attaccamento in maniera spropositata e inappropriata rispetto allo stadio di sviluppo. Possono esser presenti ansia persistente e paura che possano verificarsi degli eventi (ad es. incidenti) che possono condurre alla perdita delle, o alla separazione dalle, figure di attaccamento. Spesso è presente marcato disagio a stare da soli o quando ci si deve allontanare da casa; riluttanza o rifiuto a dormire fuori casa o senza avere vicino le principali figure di attaccamento. Possono presentarsi ripetuti incubi e disturbi fisici quando si verifica, o si prevede, la separazione dalle principali figure di attaccamento.
Nei bambini e negli adolescenti la durata dei sintomi, a cui fare riferimento per apporre diagnosi, è di almeno 4 settimane.
- Mutismo selettivo
Riguarda la costante incapacità a parlare in situazioni sociali specifiche in cui ci si aspetta che si parli (ad es. a scuola o al lavoro) nonostante si sia in grado di parlare in altre situazioni. Tale condizione interferisce con il rendimento scolastico o lavorativo, ed è, inoltre, molto spesso presente un’elevata ansia sociale.
- Fobia specifica
Le persone con fobia specifica sono spaventate o ansiose riguardo ad oggetti e/o situazioni specifiche che tendono ad evitare (volare, altezza, animali, sangue, ecc.) La paura, l’ansia o l’evitamento sono quasi sempre indotti immediatamente dalla situazione fobica, ad un livello spropositato rispetto al reale rischio che essa rappresenta. Nei bambini la paura o l’ansia possono essere manifestate con pianto, scoppi di collera, aggrappamento all’adulto o immobilizzazione.
- Disturbo d’ansia sociale (fobia sociale)
Solitamente l’individuo che soffre di fobia sociale tende ad evitare le situazioni che coinvolgono la possibilità di essere esaminato o giudicato. Queste includono situazioni in cui si incontrano persone che non si conoscono, l’essere osservati mentre si mangia o si beve, o situazioni in cui l’individuo deve compiere una qualche prestazione di fronte agli altri (come ad esempio fare un discorso). È importante distinguere la paura della performance: gli individui con questo tipo di difficoltà, incontrano problemi esclusivamente nei contesti lavorativi, scolastici o accademici in cui sono richieste regolarmente prestazioni in pubblico.
Nel disturbo di panico l’individuo sperimenta ricorrenti attacchi di panico inaspettati ed è costantemente preoccupato dal loro ri-verificarsi. Consistono nella comparsa improvvisa di paura o disagio intensi che raggiungono il picco in pochi minuti e sono accompagnati da un ventaglio (4 o più) di sintomi (palpitazioni, sudorazioni, tremori, sensazione di soffocamento, dolore al petto, nausea o disturbi addominali, sensazione di instabilità o “testa leggera”, vertigini, torpore o formicolio, derealizzazione o depersonalizzazione, paura di impazzire o di perdere il controllo, paura di morire). Spesso questo induce a modificare il proprio comportamento in maniera disadattiva per scongiurare l’insorgenza di nuovi attacchi. Possono insorgere improvvisamente (attacchi di panico inaspettati) senza una ragione evidente, oppure come risposta ad un oggetto o ad una situazione tipicamente temuti (attacchi di panico attesi).
- Agorafobia
La persona con agorafobia teme alcune situazioni come ad esempio stare in spazi aperti (piazze, parcheggi) o chiusi (teatri, cinema, ascensori) utilizzare trasporti pubblici (aerei, navi, treni), fare fila o trovarsi in mezzo alla folla (mercati, concerti), trovarsi fuori casa da solo, ecc. per la possibilità che potrebbe essere difficile fuggire, allontanarsi o ricevere aiuto nel caso in cui si presenti un attacco di panico o sperimenti altri sintomi invalidanti e imbarazzanti. Queste situazioni poiché inducono quasi sempre una elevata ansia e paura sono spesso evitate, o richiedono la presenza costante di un accompagnatore.
- Disturbo d’ansia generalizzata
La caratteristica principale è la presenza di ansia e preoccupazione eccessive e persistenti riguardo diversi ambiti della propria vita, tra i quali il rendimento lavorativo e scolastico. L’individuo ha difficoltà a controllare tale preoccupazione che causa un significativo disagio in ambito lavorativo, sociale o in altre aree importanti.
- Disturbo d’ansia indotto da sostanze/farmaci
I sintomi sono comparsi in seguito o durante l’assunzione di un farmaco o subito dopo l’intossicazione o l’astinenza da una sostanza.
- Disturbo d’ansia dovuto a un’altra condizione medica
In questo caso vi è l’evidenza che i sintomi siano una conseguenza patofisiologica diretta di un’altra condizione medica.
- Disturbo d’ansia con altra specificazione
(quando non sono soddisfatti i criteri per nessuno specifico disturbo d’ansia; ad esempio nel caso di attacchi paucisintomatici).
- Disturbo d’ansia senza specificazione
(quando non sono soddisfatti i criteri per nessuno specifico disturbo d’ansia o quando non è ancora possibile porre una specifica diagnosi; (come ad esempio in un contesto come il “pronto soccorso”).
Esistono anche altri quadri patologici che si possono associare ai disturbi d’ansia; le più frequenti sono: la depressione, i disturbi bipolari, l’ADHD, alcune patologie respiratorie, cardiache e gastrointestinali, l’artrite e l’ipertensione, ecc. L’aspetto della comorbilità (coesistenza di patologie diverse nello stesso individuo) diventa importante soprattutto ai fini del trattamento e delle eventuali terapie farmacologiche da impiegare.
Trattamento
La psicoterapia per i disturbi d’ansia rappresenta indubbiamente il trattamento principale dal quale è difficile prescindere; se necessario, è opportuno associare una terapia di tipo farmacologico.