La mindful eating rappresenta una metodologia innovativa per migliorare il proprio rapporto con il cibo. Il protocollo è stato ideato da Jean Kristeller (co-fondatrice di “The Centre for Mindful eating”) ed è stato validato scientificamente.
Nonostante oggi esista molta informazione in merito alla sana e corretta alimentazione, ricerche recenti dimostrano che un numero elevato di persone è in sovrappeso o ha difficoltà in campo alimentare. Queste criticità non hanno solo una spiegazione fisica, biologica, ma dipendono anche dal rapporto “mentale” che abbiamo con il cibo, dai pensieri che facciamo e dalle emozioni che sperimentiamo.
Spesso accade che le persone utilizzino il cibo non soltanto per soddisfare il bisogno di nutrimento ma anche per regolare i propri stati affettivi: il fenomeno della cosiddetta “fame emotiva o emotional eating” ovvero il mangiare, anche in assenza di fame, per gestire emozioni come l’ansia, la noia, la tristezza, la rabbia o per “coccolarsi” o “premiarsi”, utilizzando il cibo come fonte di piacere.
Succede che a causa di automatismi o abitudini che nel tempo si sono consolidati perdiamo il contatto con noi stessi e con il nostro corpo, oltre alla consapevolezza dei segnali di fame e sazietà.
Attraverso il protocollo MB-EAT è possibile riportare l’attenzione su sé stessi e sul corpo, sviluppando una maggiore consapevolezza di sé e promuovendo un cambiamento volto a migliorare il proprio rapporto con il cibo.
Nell’arco di 9 incontri, attraverso l’introduzione graduale (e parallela agli esercizi di alimentazione consapevole) di elementi della pratica meditativa, chi partecipa al programma imparerà ad essere maggiormente in contatto con i propri stati interni ed emozioni, a riconoscere le sensazioni di fame e i diversi tipi di sazietà, a disattivare il “pilota automatico” e ad operare scelte alimentari più consapevoli.
L’approccio mindfulness, su cui si basa questa strategia terapeutica, prevede l’acquisizione della capacità di stare nel momento presente, in maniera non giudicante, ma soltanto osservando ciò che sta accadendo al corpo e alla mente, senza reagire agli stimoli che si notano. Ci si allena a prendersi il tempo necessario per divenirne consapevoli e attuare la scelta più opportuna e “saggia”, e non impulsiva; ecco perché può essere molto utile per il trattamento della fame nervosa ma anche in caso di episodi di alimentazione incontrollata e abbuffate ricorrenti.
La Mindful Eating non prescrive scelte alimentari di alcun tipo, non ti dice cosa mangiare e cosa non mangiare, non è una dieta (piuttosto può rappresentarne un valido supporto!); si limita a rendere le persone consapevoli di sé stesse e del proprio rapporto col cibo, in modo che ognuno possa fare le scelte che più gli si addicono, in piena libertà e consapevolezza.